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i nuovi telefonini possono essere utilissimi per operare in zona di disastro

Australia: ecco il cellulare che funziona anche quando non c'è più campo

Un nuovo software permette di bypassare le torri della telefonia mobile e di chiamare in assenza di segnale

i nuovi telefonini possono essere utilissimi per operare in zona di disastro

Australia: ecco il cellulare che funziona anche quando non c'è più campo

Un nuovo software permette di bypassare le torri della telefonia mobile e di chiamare in assenza di segnale

MILANO - Potrebbe costituire una svolta nel caso degli interventi di soccorso. O nei luoghi più remoti della terra. Ricercatori australiani hanno sviluppato un software che incorpora la funzione delle torri della telefonia mobile in versione compatta negli stessi telefoni cellulari, permettendo loro di comunicare anche dove non c'è ricezione.

L'APPARECCHIO - La tecnologia, messa a punto da scienziati dell'università Flinders di Adelaide, utilizza un'interfaccia WiFi, normalmente usata per internet, per trasmettere la voce senza dover transitare da un punto centrale di raccolta ed è stata collaudata con successo in remote aree desertiche dell'Australia centrale, dove non vi è ricezione nè da tralicci nè da satelliti. Il segnale fra diversi telefoni cellulari è per ora limitato a poche centinaia di metri, ma aggiungendo nuovi congegni e piccoli trasmettitori, il raggio si potrà estendere a distanze molto maggiore e la qualità del suono migliorerà, ha detto alla radio australiana Abc il professor Paul Gardner-Stephen della Scuola di scienze dei computer dell'ateneo, che guida il progetto. «Usando l'interfaccia WiFi di cui sono ormai dotati molti telefoni cellulari, possiamo trasmettere la voce in una maniera che non richiede di passare per un punto centrale di raccolta», ha aggiunto Gardner-Stephen. Il sistema potrà assicurare una rete istantanea di telefoni cellulari in disastri come i terremoti, nei quali i tralicci della telefonia possono andare distrutti, osserva lo scienziato. «L'esperienza ha dimostrato che nella grande maggioranza dei disastri la prima risposta viene da persone ed entità del posto, e il sistema potrà assicurare facili comunicazioni. In un terremoto, entro pochi minuti e non dopo 48 o 72 ore, sarà possibile cominciare a liberare le vittime dalle macerie e a ristabilire l'ordine», ha concluso lo scienziato.

Redazione online
12 luglio 2010(ultima modifica: 13 luglio 2010)© RIPRODUZIONE RISERVATA

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