Un calcio a… Telecom

Riporto da CalcioToscano un intervento deciso di Alessandro Signorini che in teoria non dovrebbe avrebbe avere niente a che fare con le TLC. Invece non è così. Partendo da un argomento non inerente dalle telecomunicazioni, quale il calcio, si arriva paradossalmente al punto problematico del nostro mercato. Nel caso il protagonista è Guido Rossi (nella foto), nuovo Presidente Telecom dopo le dimissioni di Tronchetti Provera di ieri sera.

Di seguito anche lo stralcio dell’onerevole Donatella Poretti (deputata della Rosa nel Pugno) sempre sullo stesso riguardo. Due punti di vista per un solito irrisolvibile problema italiano. L’etica che non c’è.


L’uomo Telecom torna alla Telecom

Guido Rossi, il presidente della Federcalcio riformata, colui che doveva riscrivere regole e dare trasparenza al sistema travolto da Calciopoli, è da ieri sera il presidente del più grande gestore telefonico nazionale. Le dimissioni dai vertici della federazione sportiva sono ormai attese , questione di ore. Ma il nostro si conferma un paese di gattopardi e padroni del vapore..

A volte, in questo paese, dove il tempo sembra non passare mai, si intrecciano i destini di realtà tra loro diverse, ma che hanno in comune il fatto di essere portatrici di interessi colossali. Guido Rossi, il presidente della Federcalcio rinata (???), è da ieri sera presidente di Telecom al posto del dimissionario Tronchetti Provera. Troppo forte il richiamo di scuderia ( dove era già stato ai vertici nel 1997) per non dare – evidentemente – il proprio assenso. Adesso Petrucci e lo stesso ministro Melandri dovranno trovare una via d’uscita veloce, consegnando la Federazione a qualcuno che non sia in conflitto d’interessi così clamoroso. Quando si parla di questo problema la mente di tutti corre sempre verso l’uomo di Arcore, ma stavolta c’è chi lo ha superato: chapeau.. Adesso Rossi, se vuol riscrivere le regole di qualcosa, potrà farlo in riferimento a Telecom, impegnandosi “.nello scorporo dei rami d’azienda relativi alla rete fissa locale e al business di telefonia mobile nazionale..” come recita il comunicato ufficiale diffuso ieri sera, che precisa che allo stesso afferiscono le “.. funzioni di general counsel e di gestione delle relazioni istituzionali… Non c’è niente da fare: le scelte strategiche di questo paese passano sempre dalle mani dei “soliti” noti, le stesse facce “da manager” , che scelgono, fanno affari, moltiplicano i dividendi e costruiscono una rete di interessi nella quale cadono interessi aziendali tra loro contrapposti. Poi vengono a parlarci di efficacia, efficienza, economicità, dando lezioni a tutto e tutti… Adesso non sarà il premier Prodi a dire ” a me non hanno detto nulla..”: è la volta del ministro Melandri recitare questa parte in commedia.
Italia, sportivamente campione del mondo, politicamente e finanziariamente Repubblica delle Banane..
CalcioToscano Aggiornato 16/09/2006 09:13 Scritto da Alessandro Signorini

TELECOM E GOLDEN SHARE. IL CAPITALISMO ITALIANO E’ SOLO DI STATO?

Intervento dell’on. Donatella Poretti, deputata della Rosa nel Pugno

Firenze, 13 Settembre 2006.
La vicenda dello smembramento di TelecomItalia sta per entrare nel grottesco e nello squallido binario del finto capitalismo italiano. Da piu’ parti e’ stato richiesto di far valere la golden share, per evitare che l’azienda finisca in mani straniere che non garantirebbero i livelli occupazionali, la qualita’ del servizio, etc. Siamo tutti testimoni di come questa azienda –italiana- gestisce i rapporti con i propri clienti/utenti (chi ne trova uno che non abbia avuto una fregatura, alzi il dito): una qualita’ del rapporto dipendenti/utenti che sconfina spesso nella delinquenza penale. Non e’ un caso, poi, che i prezzi e la qualita’ dei servizi che eroga condizionano tutto il mercato italiano si’ da farlo essere uno dei meno economici in Ue e nel mondo. Se acquirenti stranieri fossero in grado di invertire questo andazzo, portando il nostro mercato interno ai livelli medi della Ue, ben vengano questi stranieri come chiunque altro. Perche’ cio’ accada occorre che lo Stato si disinteressi totalmente del tutto, e per questo chiedo con forza al ministro Pierluigi Bersani di rispondere alla mia interrogazione urgente (Golden Share, liberarsene per proseguire meglio sulla strada delle liberalizzazioni) che gli avevo presentato lo scorso 12 luglio e che riporto qui sotto.

Per sapere, premesso che:
– lo scorso 28 giugno la Commissione europea ha deferito l’Italia alla Corte di Giustizia europea perche’ la legge nazionale sulla cosiddetta golden share (azione d’oro) “rappresenta una restrizione ingiustificata del libero movimento di capitali e del diritto di stabilimento in violazione delle regole del Trattato Ue”;
– si tratta della legge del 30 Luglio 1994 emendata il 24 dicembre 2003, che stabilisce il diritto di veto dello Stato nell’ambito delle gestioni di alcune aziende privatizzate che operano in ambiti considerati vitali per lo Stato medesimo. Cosi’ e’, per esempio, in aziende come Telecom, Enel ed Eni;
– la Commissione Ue, pur riconoscendo l’opportunita’ di questi poteri per ragioni di ordine pubblico, pubblica sicurezza, salute e difesa, ritiene che nello specifico italiano la norma sia troppo vaga, conferendo allo Stato un’ampia discrezionalita’ per valutare i rischi per gli interessi vitali dello Stato;
– l’Aduc (associazione per i diritti degli utenti e consumatori) ha piu’ volte denunciato che si tratta di un vecchio retaggio di una economia che, pur apertasi ufficialmente al mercato, fa si’ che quest’ultimo non sia tale, ma il suo opposto; con relativi risvolti su qualita’ e costi dei servizi e dei prodotti al consumo:
– il suo ministero e il Governo hanno dato una buona dimostrazione, con l’approvazione delle “nuove norme sulla concorrenza e i diritti dei consumatori”, di voler trasformare la nostra economia in modo che ci siano piu’ motivazioni e stimoli a competere;
– la modifica dell’attuale norma o, ancor meglio, l’abolizione della golden share significherebbe, in assenza di posizioni privilegiate delle aziende ex-statali tra i vari competitori, un segnale forte verso le aziende tutte e i consumatori;

se intenda procedere in questo senso.

Tanto di cappello. Era difficile colpire le nostre TLC piu’ pesantemente di quanto non sia stato fatto. Dover trovare una via di uscita tra politica e manager ‘rampanti’ nel 2006 pare incredibile, probabilmente il libero mercato delle TLC italiane di ‘Libero’ ha avuto soltanto il nome. Di un provider.

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