Cambia l’offerta, Wind condannata

Dal Mattino:

“NoiWind per sempre? Macchè. Nulla è per sempre, neanche un’offerta telefonica. Soprattutto se il costo per l’attivazione della promozione è di soli 8 euro, cinque per il rinnovo mensile. Insomma, il risparmio non è mai guadagno. Se ne sono accorti alcuni utenti salernitani del gestore telefonico i quali, circa un anno fa, si sono lasciati convincere dai simpatici Aldo, Giovanni e Giacomo, ad aderire all’iniziativa: l’acquisto di una carta servizi di 8 euro che avrebbe consentito di telefonare a tutti i numeri di rete mobile Wind senza alcun addebito, per 300 minuti ogni mese. Offerta poi modificata il primo ottobre 2005, senza clamori pubblicitari, dallo stesso gestore che, lasciando invariato il costo mensile del canone di 5 euro per il rinnovo della promozione, ha ridotto i minuti di conversazione a disposizione da 300 a 200. Ebbene il giudice di pace di Salerno ha ora condannato la Wind a restituire ai propri clienti i 100 minuti impropriamente tolti, oltre al risarcimento dei danni patrimoniali e morali patiti. A promuovere l’iniziativa legale, su richiesta di alcuni utenti del servizio, è stato l’avvocato salernitano Massimiliano Boccia che ha sollevato eccezioni di inadempimento contrattuale, violazione delle norme a tutela dei consumatori e di quelle sulla trasparenza dei messaggi pubblicitari. «Il contratto di telefonia – spiega l’avvocato Boccia – altro non è che un accordo tra due parti per costituire un rapporto giuridico patrimoniale, e si conclude quando chi ha fatto la proposta ha conoscenza dell’accettazione dell’altra parte, avendo valore di legge non può essere sciolto o modificato se non con il consenso di entrambe le parti. Apparirà dunque chiaro che le norme codicistiche non consentono ai contraenti di modificare unilateralmente quanto preventivamente convenuto. Sono quindi nulle tutte le clausole vessatorie che determinano a carico del consumatore un significativo squilibrio dei diritti e degli obblighi che non siano stati preventivamente oggetto di trattativa». «Anche il legislatore comunitario ha dettato norme precise a tutela dei consumatori – commenta il docente di diritto comunitario Gaetano Caiazzo che ha collaborato al caso – ma purtroppo molto spesso sono gli stessi consumatori, per un diffuso senso di imbarazzo nei confronti delle multinazionali, a rinunciare a fare valere i propri diritti». E invece anche le multinazionali, talvolta, finiscono ko. “

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