A far cosa? A sensibilizzare i politici sulla TCG (la tassa di concessione governativa) che grava sugli abbonamenti mobili.
Dopo aver aiutato i clienti prepagati, spero che ora tocchi anche a quelli postpagati per far sì che una vera anomalia italiana permetta ai due sistemi di pagamento di convivere alla pari senza costi aggiuntivi. Infatti, ad oggi i clienti abbonati sono costretti a pagare, a seconda che usino il codice fiscale o la partita iva, una tassa mensile per il possesso di un contratto mobile che va da 5,16 euro al mese fino a 12,91. E se trattasi di titolare di partita iva – ossia coloro che pagano la cifra piu’ alta – puo’ comunque inserire tra i suoi costi d’impresa il 50% delle spese telefoniche, mentre per l’utenza privata è una tassa fine a se’ stessa senza alcun vantaggio fiscale.
Utopia? Forse, ma – seppur senza la massa mediatica che hanno avuto i costi di ricarica – non mi pare di essere il solo a pensarlo. Vedere per credere. Che lo dico anche da tempo.
Speriamo che stavolta qualcuno ci ascolti. La politica non è nuova a grandi sterzate, questa TCG è stata promessa, tolta e rimessa ma solo a parole. Nei fatti è lì, da sempre.


