«Caro canone addio!» prometteva il dépliant della campagna pubblicitaria. Informazione ingannevole, sentenziò a maggio 2002 il Garante della concorrenza e del mercato. Il Movimento Consumatori torinese inviò una diffida all’azienda telefonica per poi rivolgersi al giudice civile, ricorrendo allo strumento di una class action minore, riconosciuta con una legge del 1998 e poi assorbita dal più recente Codice del Consumo.
Infostrada aveva fornito, come promesso, l’accesso diretto alla rete telefonica fissa a soli 690 abbonati dei 138.178 che in pochi mesi avevano aderito al contratto. Gli altri li dirottò sul servizio carrier preselection che prevedeva necessariamente il pagamento del canone Telecom.
Ora Wind deve risarcire il canone a tutti i clienti che erano rimasti invischiati nella poco simpatica vicenda, peccato che però non sia un risarcimento automatico. I clienti dovranno confermare la richiesta di rimborso a Wind, un piccolo sacrificio che però stavolta ne vale la pena.