Non è la prima volta che lo dico, da tempo non ho particolare simpatia per WhatsApp e i vari servizi di messaggistica online. Non che non ne riconosca il valore e il (possibile) grande risparmio che sta dietro il loro utilizzo, anzi.
Uno dei dubbi più rilevanti è la privacy legata alla gestione dei servizi di messaggistica: un lato del problema che, a lungo, è stato marginale nella discussione che ha accompagnato gli indubbi successi raggiunti dalle varie App del settore.
In questi giorni però ha fatto il suo capolino un nuovo protagonista – SIMSme delle Poste Tedesche – che, probabilmente seguendo la scia di Telegram, accentua proprio questo aspetto nella descrizione del servizio:  “I server di SIMSme sono situati in Germania e da lì non verranno spostati. Ovviamente, ciò significa anche che i tuoi dati saranno trattati in ottemperanza alle direttive tedesche sulla protezione dei dati!“
La puntigliosità tedesca (finalmente) apre uno spiraglio sulla gestione di questi dati.


I pacchetti “tutto compreso” erano arrivati a offrire ai clienti ricaricabili lo standard di 2GB al mese e con buone offerte sotto i 10 euro mensili.
L’ultimo di un 2013 che mi ha sicuramente visto meno attivo tanto nel blog quanto su internet in generale. La vita a volte scorre con un ritmo a cui neanche i bytes riescono a star dietro.
Tuttavia, la relazione suggerisce anche che – se gli smartphone continueranno a diventare sempre più grandi – la clientela dei tablet potrebbe orientarsi per i modelli dallo schermo più ampio a discapito proprio dei phablet. Sul punto uno dei responsabili dello studio, Tom Mainella già  IDC research director,