Una telefonata allunga la vita

Oggi gioco d’anticipo. Capita spesso che in concomitanza delle puntate di “Report” quando parlano di internet, telefonia ed affini ci sia un’esplosione di domande e dubbi riguardo all’argomento della serata. In questo momento la trasmissione è in corso, una puntata importante quella che parla di “La coda lunga“: tra le varie fonti una ricerca OMS che già la scorsa primavera, a cavallo tra maggio e giugno, ebbe discreta risonanza. Tra le varie risposte prendo in prestito quella del Post, assai chiarificatrice in termini semplici di cosa è successo:

Gli esperti hanno classificato i cellulari nel gruppo 2B nella classificazione degli elementi e dei prodotti che possono causare il cancro nell’uomo. Il gruppo 2B è il terzo nella classificazione dello IARC, che colloca nel gruppo 1 le sostanze sicuramente cancerogene per gli esseri umani e nel 2A quelle che sono probabilmente cancerogene.

Nel 2B rientrano tutti quegli agenti che sono potenzialmente cancerogeni. La lista è molto lunga e in un certo senso tranquillizzante. Nello stesso gruppo dove sono stati collocati i telefoni cellulari ci sono la benzina, gli oli combustibili e anche il caffè.

Da anni la comunità scientifica si interroga sulla possibile pericolosità dei telefoni cellulari per la salute umana.

Un’analisi che è stata già svolta dalla terza rete RAI, stavolta quella radiofonica. Qui su Radio3 Scienza del 1° giugno 2011. Comunque non amo prendere posizioni, soprattutto visto che non sono un tecnico (i miei studi sono in tutt’altro senso 😉 ) ma da appassionato (e in questo caso lavoratore nel campo) di comunicazione direi che sentire, come pochi istanti fa, che “il cordless emette radiazioni come i cellulari” non serve a molto. Come sottolinea qualcuno [@Marcomenu] perché allora non elencare tutti i dispositivi che le emettono? Sono parecchi!

E soprattutto attenti ai termini: capisco la necessità di sintesi, mi ci confronto tutti i giorni ma parlare di cavie ed esperimenti mi pare che sia il risultato di una tesi più che un’inchiesta teoricamente indipendente. E visto che, giustamente, si sono evidenziate le criticità delle ricerche sottolineando i possibili conflitti di interesse, si potrebbe evitare di trasformare in “campo di battaglia” qualunque argomento?

Le emissioni degli impianti radiotelevisivi e telefonici dovrebbero avere un altro tipo di rappresentazione, in tutti i sensi. Altrimenti più che una discussione è una caccia alle streghe

PS: il titolo è ovviamente ironico e provocatorio, è dedicato a una vecchia pubblicità SIP… il cui “claim” è ancora nella mia memoria di (non più giovane) “utente telefonico” 😉

3 risposte a “Una telefonata allunga la vita”

  1. Appena ho visto il titolo RSS del tuo nuovo articolo ci avrei scommesso la mia Numero Uno che avrei trovato quello spot di Massimo Lopez, entrando 😛

    Che nostalgia!

    Inoltre concordo riguardo la scelta dei termini. Anche il solo parlare di “radiazione”, non essendo strettamente sbagliato, è già indicatore della tesi che si vuole dimostrare.

    Il termine può riferirsi a qualsiasi fenomeno caratterizzato da trasporto di energia nello spazio. Per esempio la luce del Sole, senza la quale non ci sarebbe vita sulla Terra, è una radiazione.
    E’ indubbio tuttavia come il termine “radiazione” nell’uso quotidiano sia diventato indice di qualcosa di dannoso, collegato nell’immaginario collettivo alla RADIOATTIVITA’.

    Dunque se invece di radiazione si parlasse, più correttamente, di onde radio, non sarebbe male.

    Le onde radio cellulari sono radiazioni elettromagnetiche NON IONIZZANTI, che non hanno effetti mutageni o cancerogeni ma solo effetti termici. I danni da onde radio possono essere solo correlati al surriscaldamento corporeo e come tali vanno analizzati. Già oggi comunque mi pare esista una legislazione in materia che impone dei limiti di potenza emessa dagli apparati wireless, limiti ampiamente cautelativi.
    Poi come in tutte le cose, bisogna usare il buon senso individuale. Così come nell’epoca delle TV a tubo catodico il buon senso diceva di non guardarla troppo da vicino, così come il buon senso dice di non scaldare un gatto nel forno a microonde.

    Per questo non ho proprio guardato il programma ieri sera.

  2. E sempre a proposito di termini, vedo che sei caduto anche tu nell’uso (terribile, imho) del termine “criticità“, che come dice giustamente la Treccani, è un’invenzione politico/giornalistica per indicare un singolo problema, una singola situazione critica, generalizzandola.

    Perché non dire “si sono evidenziante le difficoltà…” oppure “si è evidenziata la delicatezza…”?

    😉

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