Telecom, che significa?

Leggo che “Telecom Italia ha annunciato che a partire da giugno 2010 sarà applicata a tutta la clientela una modifica alle Condizioni Generali di Abbonamento Linea Base relativa all’articolo 13 – Uso improprio del servizio“.

In particolare “l’articolo 13 verrà riformulato con l’obiettivo di assicurare una maggiore tutela contrattuale in caso di abusi o irregolarità nell’uso del servizio, tutelando in tal modo anche il Cliente dai rischi di “abuse”, prevenendo eventuali addebiti o responsabilità, che potrebbero derivare da un utilizzo del servizio telefonico effettuato in modo improprio o difforme dalle norme contrattuali“.

E’ un altro escamotage dei gestori? Può darsi visto che il termine maggiore tutela mi ricorda tanto le manovre antifurbi di contratti  telefonici sempre più nebulosi… sempre che Telecom decida di tradurci la variazione senza mettere due righe in burocratese sul sito come pare intenzionata a fare.

Occhio agli anti-furbi che sono…

….più furbi di quelli che combattono.

Volevo fare lo screenshot di una affermazione di uno dei 4  gestori italiani lasciata (semiufficialmente) da uno dei 3+1 operatori sui social network ma la risposta – che sono sicuro di aver letto – è sparita (se è ancora online rettifico…). Comunque cambia di poco il discorso visto che è cosa più volte dibattuta e la risposta è sempre stata quella.

Le clausole dei vari gestori sono anti-furbi. Qualcuno appunto lo scrive anche ai propri clienti con cui tenta il dialogo, ma nessuno ha il coraggio di fare la cosa più ovvia. Ossia rendere noto alla clientela i parametri  delle clausole in “tempo reale” come si fa con il dettaglio del traffico e le soglie delle opzioni.

Torno a scrivere queste ovvietà perché o i “furbi” sono tantissimi o queste maglie invece aiutano solo i gestori nella battaglia contro i clienti meno redditivi….

…e dato che questo blog non è assolutamente uno dei TOP 100 nazionali, mi chiedo quanto sia ampio il fenomeno… mentre su Mondo3 ormai è argomento quotidiano, anche tramite questo piccolo spazio web ricevo personalmente ogni settimana qualche dozzina di email con richiesta di consigli dopo i vari cambi di tariffa / sospensioni unilaterali dei gestori.

Non è che forse forse i furbi sono quegl’altri?

Chi di PEC ferisce…

Avete la PEC? Non so, molti di voi è probabile che non l’abbiano.

Potrebbe essere una rivoluzione, spero che lo diventi. Intanto di rivoluzioni in giro pare esserci solo quella per i disservizi che il nuovo servizio di PEC gratuita sta… regalando.

Tra l’altro, visto che sono iscritto all’Ordine, notavo che al contrario tra i miei colleghi non pare esserci una gran corsa per dotarsi dell’obbligatoria casella di posta certificata.

PEC, SCARSA ADESIONE TRA I GIORNALISTI

La Posta elettronica certificata (Pec) non sembra piacere ai giornalisti.
Secondo le ultime statistiche, su 108.437 (22.600 sono professionisti) iscritti all’Ordine solo circa il 10 per cento ha rispettato quanto prescritto dalla legge n. 2 del 28 gennaio 2009.

Che dire. I giornalisti non amano la PEC… 😉

I disincentivi alla banda larga

MINI TASSA PER CHI NAVIGASulla questione dell’editoria on line arriva la proposta del presidente della Fieg, Carlo Malinconico, al termine della presentazione del rapporto: una ‘mini-tassa’ per chi ha la connessione a internet e quindi si avvale dei contenuti anche editoriali della rete, che vada a sostegno del settore ancora in forte crisi.

Non basta avere le tariffe Adsl tra le più alte d’Europa o registrare il flop degli incentivi statali per esprimere un commento?

La legalizzazione del rompimento di palle

Mi scuso preventivamente per il titolo politically Scorrect. Ma non mi andava di dire altro dopo che la logica del buon senso è stata invertita.

Da alcuni giorni, infatti, è ufficiale sul sito del Ministero dello Sviluppo Economico (sarebbe da capire se si parla dello sviluppo economico in senso lato o quello dei call center ma questo è un altro argomento troppo pruriginoso per adesso…): di cosa parlo?

Di quelle simpaticissime telefonate che riceviamo solitamente nei momenti migliori della giornata. Insomma, parlo di quelle situazioni classiche: ossia quando pranzate di corsa e vi squilla il telefono con qualcuno che, spacciandosi per un eletto dalle divinità, vi intima a comprare una parabola satellitare… oppure il sabato pomeriggio durante la pennichella pomeridiana quando un’alacre (e moralmente ineccepibile) operatrice vi dice che la vostra compagnia telefonica sta per fallire e, bontà nostra!, la sua azienda la sta rilevando (ma perché vuole i miei dati allora?!)… senza dimenticare chi addirittura alza la voce contro voi che gli state facendo notare che forse forse non è autorizzato a rompervi le palle chiamarvi al telefono di casa. Beh, finalmente avete torto. Esatto, avete torto. Hanno tutto il diritto di rompervi i cogl… telefonarvi. Anzi, è colpa vostra se vi telefonano.

Il Consiglio dei Ministri, su proposta del Ministro dello Sviluppo Economico, Claudio Scajola, ha approvato un Decreto del Presidente della Repubblica che regola il settore del marketing telefonico introducendo anche elementi di tutela della privacy degli utenti.

Il provvedimento prevede in particolare il silenzio-assenso per quanti vogliono continuare a ricevere chiamate telefoniche contenenti messaggi promozionali, commerciali o informazioni per sondaggi e altre iniziative di tele-marketing. Per quanti, invece, non desiderano ricevere questo tipo di chiamate, verrà istituito un apposito “Registro delle opposizioni” al quale gli abbonati telefonici potranno iscriversi in modo facile, anche per via telematica, a tempo indeterminato ma con la possibilità di modificare la propria posizione in qualsiasi momento. In tal modo gli operatori del settore potranno chiamare solo gli abbonati consenzienti, non iscritti al “Registro delle opposizioni”.

“Abbiamo trovato un punto di equilibrio – ha affermato il Ministro Scajola – tra le esigenze degli abbonati telefonici che non vogliono essere contattati e quelle delle imprese che così potranno utilizzare con maggiore efficacia gli strumenti del telemarketing in un quadro di certezze e di concorrenza, che stimolerà la competitività”.

Equilibrio un po’ precario: diciamo pure sbilanciato a favore di chi inutilmente il Garante della Privacy aveva biasimato – quasi un lustro fa… – per una pratica che aveva la logica opposta (varie MilleProroghe permettendo). Ossia chi NON aveva dato consenso esplicito alla pubblicità non avrebbe dovuto essere contattato… beh, ora è esattamente il contrario. Oddio, in teoria ancora non è finita. Il provvedimento passa adesso all’esame del Consiglio di Stato, delle competenti Commissioni Parlamentari, nonché dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni e del Garante per la Protezione dei Dati Personali. Ma chi lo ferma?

Il vigile buono

Ho lettori molto attenti. Probabilmente financo più del sottoscritto 😉

Stavo guardando scrivendo le ultime multe dell’Antitrust. Condotta scorretta di qui, pubblicità ingannevole di là… solite cose, una piccola sanzione a Vodafone (il buon Quintarelli saprà calcolarla in pochi cents, as usual). Ma non solo. Per altre questioni la stessa Vodafone e Tiscali vengono “graziate” perché si impegneranno a far bene.

Purtroppo la battuta non è mia, ma un arguto amico mi ha scritto prontamente poco fa: “Le altre sanzioni a Tiscali ed alla stessa Vodafone non sono state comminate in funzione di impegni presi con l’Autorità? Beh, come se ti beccassero che corri a 200 all’ora su una statale e poi dici che ti impegni a non farlo più!“.

Riuscite a dargli torto?