Aumenta il canone (anche per chi non ha Telecom)

Mi segnala un affezionato lettore questa chicca. Ovviamente l’aumento del canone Telecom riguarda tutti, anche chi non ha Telecom visto che interessa i costi wholesale (ossia all’ingrosso).

Variazione del canone per piani Bolletta Unica e VOIP

Con Delibera dell’ Autorita’ per le Garanzie nelle Comunicazioni  del 12 dicembre scorso e’ stato autorizzato, a decorrere dal 1 Febbraio 2009, l’aumento del canone residenziale delle linee fisse nazionali di 1,51€ (IVA inclusa) che passa da 14,57 a 16,08€ al mese (IVA inclusa). Tale importo è uno degli elementi inclusi nel costo industriale che Tele2 deve sopportare per poter offrire i propri servizi “Bolletta Unica” e “VOIP“. Tale decisione ha dunque inciso significativamente sulla dinamica di mercato, rendendo inevitabile l’aumento a partire dal 1° febbraio 2009 di 1,33€ (IVA inclusa) per i soli piani tariffari “Bolletta Unica” (nelle varianti Base, Mini e Flat) e di 1,21€ (IVA inclusa) per i soli piani “VOIP” (nelle varianti “Tutto Tele2 VOIP” e “Tutto Compreso VOIP”).

Buon incumbent a tutti…

Le nuove sculture urbane. By Vodafone

Ormai la pubblicità è arrivata ovunque, financo a creare “sculture” cittadine.

Un caro lettore di questo blog, max3, ha inviato questa immagine direttamente da Roma. Anche questa ormai è la telefonia del 2000.

L’ADSL di Vodafone è scesa in… piazza.

Il modello inglese di Vodafone

Sullo scorporo della rete Telecom Italia sbotta Vodafone Italia che replica stizzita: “bisognerebbe seguire il modello inglese, ossia l’openreach con una separazione strutturale della rete.”

Ottimo, visto che ci siamo seguiamo anche il modello inglese per la rete mobile cara Vodafone? Lì le quote di mercato sono un attimino diverse che da noi, sarà l’ora di adeguarsi I suppose…

Non vorrei pensare che qualcuno mancasse di coerenza e chiedesse la liberalizzazione solo nel settore in cui non ha quote di mercato da oligopolista… malizioso?

Gara a due nel Far West delle TLC

L’Ag.Com, oltre a rinnovare il proprio sito, ieri ha reso noto la propria relazione annuale. Interessante ed articolata con diversi punti critici. Uno di questi emerge, per paradosso, in uno dei settori in teoria più aperti al mercato: quello della telefonia mobile. Dove in pratica (vedasi Mondo3 News| 3 Italia ferma al 7,5%, in Italia persiste il ‘duopolio’) anche l’ipotizzato matrimonio tra 3 Italia e Wind vedrebbe Tim e Vodafone ancora saldamente in mano del mercato. Perchè? Basta guardare i numeri, il terzo e il quarto gestore messi assieme al momento avrebbero solo il 21% delle quote del mercato mentre l’apporto dei virtuali (anch’essi considerati nella loro totalità) ancora non sfiora manco l’1% delle sim attive. Che dire? Che ancora si guardano i numeri con troppa asetticità, eppure il campo delle TLC dovrebbe essere di stimolo per tutte le liberalizzazioni in atto nel nostro paese. Chiudo con un comunicato stampa ADUC, ripercorre a suo modo i dati esposti ieri. Disastro TLC, sarebbe stato un altro titolo per questo post. Intanto leggete del far westLeggi tutto “Gara a due nel Far West delle TLC”

La fibra ottica finanziata dai costi di terminazione?

La domanda nasce dal rileggere un articolo pubblicato su “Repubblica” nei giorni scorsi (vedasi Progetto a tre sulla fibra ottica IL RETROSCENA del 30 giugno 2008 a firma di Stefano Carli).

Si parla di far crescere la fibra ottica nel nostro paese e tra le varie forme per trovare i capitali si fa un’interessante analisi sui costi di terminazione tanto di moda negli ultimi tempi.

Il punto di partenza è semplice. All’Italia serve la banda larga […] Ma la banda larga italiana non ha un padre. Non uno Stato superindebitato come l’Italia. Non un incumbent superindebitato come Telecom Italia. E i soldi che servono sono intorno ai 20 miliardi di euro: in Italia ci sono più di 20 milioni di linee, e il costo per allacciare un utente in fibra ottica è di circa 900 euro.
E allora? Allora l’unica soluzione è creare un sistema in cui ognuno faccia un pezzo. […]
Sarà insomma una rete ottica a macchia di leopardo: parte pubblica e parte privata, in parte regionale e in parte magari di municipalizzate.[…]
Garante di tutto il processo sarà poi l’Autorità di Calabrò, che trova così un suo nuovo e più vigoroso ruolo proprio mentre il suo mandato originario, quello di vigilare sull’apertura dell’ex monopolio telefonico, sta andando a terminare.
Telecom in questo piano perde la speranza di avere un controllo totale sulle Ngn. Ma d’altra parte Bernabè ha sempre detto di non puntare al modello seguito finora da Deutsche Telekom, quello tradizionale, del secolo scorso: investimenti in cambio di monopolio. Anche perché non è che la posa di nuova fibra in Germania stia correndo. In cambio ottiene che tutto il paese e perfino i suoi concorrenti si impegneranno nelle nuove reti. E poiché lo scorporo della rete si sposta sulle Ngn può dormire sogni relativamente tranquilli sul destino della sua rete in rame: non gliela toccheranno più.
Gli altri operatori da Wind a Tiscali e a Fastweb che cosa ci guadagneranno? E’ uno dei passaggi più delicati. Finora le ‘altre’ Telecom hanno investito molto: in rapporto ai fatturati molto di più di Telecom Italia. E non vogliono vedersi costrette ad investire al buio nelle Ngn mentre faticano a far quadrare i conti in un mercato in cui Telecom ha ancora il 70% di quota. Una soluzione ci sarebbe: utilizzare per le reti ottiche il sistema che ha fatto decollare il mercato del mobile. I costi di terminazione.
Oggi una telefonata che raggiunge un utente mobile garantisce al gestore dei quell’utente una somma che è circa 14 volte quella che incassa un operatore di rete fissa per lo stesso lavoro. Una differenza che è servita a finanziare la realizzazione delle reti mobili e che ha di fatto garantito la concorrenza tra operatori su tutti i mercati. Ma quell’obiettivo è stato raggiunto e infatti oggi Viviane Reding, commissario Ue ai media, sta lavorando ad un taglio drastico di queste tariffe. Un taglio del 70% che potrebbe togliere qualcosa come 2 miliardi di euro di ricavi complessivamente agli operatori mobili europei. Ma gli operatori mobili europei sono di fatto tutti integrati. Solo H3g, nelle sue vari diramazioni italiana, britannica e austriaca è oggi soltanto mobile. La stessa Vodafone sta investendo sempre di più sulle reti fisse. E proporre un passaggio degli extra ricavi che premiano gli investimenti sulle nuove reti dal mobile al fisso (ma solo le Ngn, non certo il ‘vecchio’ rame) potrebbe essere una soluzione.
Questa è la direzione. Scajola, Bernabè e Calabrò hanno iniziato a lavorarci. L’idea sembra buona ma la strada è lunga e faticosa. Bisogna superare remore e diffidenze radicate e tutti dovranno convincersi che nessuno sta giocando sporco. Ma, se sarà davvero così, si può fare.