Numeri su numeri

Attenzione ai numeri. Non c’è di mezzo nessun concorso, ma solo qualche riflessione su alcune dichiarazioni dopo la ricerca del Ficora dove risulta che in Italia ci sono (forse) gli abbonamenti più cari d’Europa.

Cosa opinabile con mille fattori da valutare, ma che probabilmente qualcuno cerca di girare a proprio favore. A partire da un organismo (teoricamente) indipendente che è partito per la tangente:

[…] il Consiglio Nazionale degli Utenti replica alla ricerca dicendo che “lo studio datto conferma che la strada da seguire è quella di andare sempre più verso tariffe flat e abolire quelle a consumo” via Mondo3

Se non bastasse Tim attacca la ricerca finlandese affermando che – con il loro miglior piano flat – si spenderebbe meno della metà dei 200 euro calcolati per il profilo più oneroso. Quel che dice Bona è vero, peccato che i suoi clienti probabilmente usino un profilo tariffario “sbagliato” come dicono i numeri scandinavi. E visto che Tim sembra così decisa ad aiutare i suoi clienti a spendere meno perchè non tira fuori l’opzione BOP (Best Option Plan, automaticamente ai clienti abbonati viene fatturato il miglior piano telefonico in commercio rispetto al traffico effettuato nda) che Wind aveva “inventato” nel 1999?

Fabrizio Bona qualcosa del passato di quel gestore dovrebbe ricordarselo visto che lo ha gestito per diversi anni…

Quando Omnitel aveva roaming su Tim

C’era un tempo in cui l’AgCom non esisteva e il Ministero delle Poste curava le TLC italiane.

A quel tempo non c’era nemmeno Vodafone, avevamo Omnitel. E non solo: TIM, Telecom Italia Mobile (o come preferite chiamarla…), era ancora pubblica (e per tutti era la SIP).

Quel tempo era il marzo 1996. Oltre tredici anni fa, dove i problemi del tempo sembrano essere ancora quelli attuali. Anche allora si parlava del roaming nazionale, quella pratica a cui i nuovi arrivati ricorrono per avere una maggiore copertura di rete in attesa degli investimenti.
Qualcosa è cambiato. Ad oggi, ad esempio, solo H3G ha ancora bisogno del roaming Tim. All’epoca anche Vodafone Omnitel ne aveva bisogno (molto bisogno!) tanto che si dovette attendere un intervento dall’alto per stabilirne una cifra congrua come riportano le cronache dell’epoca.

Cronache da dove esce una cifra fuori da ogni logica attuale: ben 632 lire al minuto (33 centesimi di euro!).

E’ vero che per le entranti nessun costo era dovuto, ma con il senno di poi si spiegano assai bene le tariffe iniziali con scatti e senza fasce orarie: l’allora Omnitel guadagna(va) molto dalle interconnessioni, ma quella cifra – rapportata alla situazione attuale – risulterebbe fin troppo onerosa anche per il roaming internazionale! Insomma, cambiano i tempi ma non le discussioni.

Il fatto che Telecom non sia più pubblica non è che ne abbia mitigatola litigiosità ad esempio…

Source corriere.it

L’abbaglio degli SMS a 10 cent di Tim e Vodafone

Non è che adori andare controcorrente, ma l’annuncio di Tim sugli SMS a 10 centesimi per i nuovi clienti da settembre mi fa sorridere. Perchè?

Perchè penso a quello che ha fatto l’altro unofficial dominant, Vodafone, nel mercato con la tariffa Vodafone Basic: SMS a 10 centesimi, ma tariffazione al minuto e SMS/chiamate vs. EU ancora più care di prima (le tariffe verso l’Unione sono molto più onorose del roaming internazionale! nda) . Ossia l’esatto opposto di quanto si prefigge l’Unione Europea con l’Eurotariffa che prevede SMS tra clienti comunitari a un prezzo che scende anno dopo anno e soprattutto la tariffazione al secondo. Dite che mi lamento troppo? Forse, ma il paradosso dell’Eurotariffa ci deve ricordare che non siamo solo cittadini italiani ma anche europei. E il concetto di Europa Unita cresce anche con un accesso alle comunicazioni comunitarie più trasparente, più limpido e sicuramente meno costoso. Un SMS, anche in Italia, deve costare la stessa identica cifra sia che lo invii quando sono in viaggio che, ovviamente, quando sono nel mio paese natìo. Invece così non è, grazie anche all’assordante silenzio su una questione di principio importante per il futuro europeo.

Pertanto se i 10 centesimi devono essere lo specchietto delle allodole per accontentare un gregge disattento meglio un NO GRAZIE. E dire che un intervento di forza sul mercato, da chi lo vuole libero come me, sarebbe una panacea di tutti i mali è un grande dispiacere: come del resto hanno evidenziato in tanti altri a partire da Marco Pierani di Altroconsumo che considera, giustamente, “il tetto imposto agli sms in roaming dalla Reding come una misura straordinaria imposta da un fallimento di mercato.

| via Quintarelli

L'(ab)uso del Corecom (2)

Seconda nuova avventura nella “serie” sull’(ab)uso del Corecom.

Protagonista stavolta di questa serie, che speravo non avesse altri capitoli, è mio padre. Partiamo dalla fine: anche in questo caso l’esito è positivo, estremamente. Quindi il fulcro non è la risoluzione del disservizio, è ancora una volta la funzione dell’organismo regionale per risolvere problemi semplici che competono ai vari Call Center.

Andiamo in ordine anche questa volta: nel 2007 (sì, oltre due anni fa…) l’account Alice legato alla linea ADSL di casa ha dei problemi con i servizi di autenticazione, pop3 e smtp. Segnalato il tutto, arriviamo – con 3 solleciti al 2009 – quando convinco mio padre a un nuovo (inutile) fax e al tentativo obbligatorio di conciliazione con richiesta di risarcimento. Qui la storia diventa divertente: a tre giorni dalla convocazione il disservizio viene risolto, aspettiamo la conciliazione per il risarcimento. Mio padre all’ultimo è assente non giustificato, l’arbitrato non ha luogo per la sua assenza ma nonostante tutto Telecom Italia ci rimborsa per l’importo richiesto in sede arbitrale pur non avendo obbligo conciliativo in tal senso.

Tutto bene, ma anche in questo caso era troppo “banale” aver risposto al primo fax inviato al Call Center 26 mesi fa piuttosto che arrivare a questa assurda situazione?

PS: nei prossimi giorni l’aggiornamento del blog – causa ferie, soprattutto mentali 😉 – sarà sospeso: riprenderà, più o meno, nella prossima settimana. A rileggersi presto!

La concorrenza si gioca sul filo dell’iPhone

La concorrenza ogni tanto bussa alla porta. E in questo periodo lo fa per l’iPhone: sintomo che le vendite di questo terminale che ha contagiato anche il sottoscritto valgono molto.

L’arrivo del melafonino 3 ha sicuramente cambiato le carte in tavolo: dopo che Vodafone ha ribassato di 100 euro i costi del cellulare Apple (con tanto di rimborso in fattura per chi lo ha comprato al prezzo più oneroso!) ora arriva anche Tim.

E lo fa in modo bizzarro: inserisce due novità positive (l’ampliamento dell’offerta relativa al modello da 32Giga e la riduzione dell’entry ticket per iPhone 3G-S 16 GB per la Tutto Compreso Starter da 269 a 199 €) ed aumenta i prezzi praticamente di quasi tutta l’offerta. Guardate per il 3G-S 16 GB…

  • Tutto Compreso 35: contributo iniziale 299 € (erano 259€)
  • Tutto Compreso 60: contributo iniziale 259 € (erano 219€)
  • Tutto Compreso 90: contributo iniziale 209 € (erano 169€)
  • Tutto Compreso Unlimited: contributo iniziale 119 € (erano 69€)
  • Tutto Compreso Unlimited: contributo iniziale 219 € (erano 69€) per il 3G-S 32 GB.

Concorrenza? Sì, per scherzo.

| via MobileBlog

iPhone tra clausole e cavilli…

Non solo H3G, ma anche Tim e Vodafone nelle limitazioni contrattuali sul nuovo iPhone. Macity, attento da sempre al mondo Apple, ha fatto un ottimo riassunto su tutte le clausole dei vari piani dopo l’esplicazione delle note relative ai contratti 3 Italia per i primi iPhone by H3G.

Iniziamo da Vodafone che già anni fa ha tirato fuori dal suo cilindro le clausole contrattuali incrementate proprio ultimamente con ulteriori limitazioni anche sul traffico internet.

Vodafone prevede esplicitamente nelle sue Vodafone Più Facile (che vengono in sostanza applicate anche ai contratti iPhone) che: “il traffico (voce e/o SMS) giornaliero e/o mensile complessivo verso Altri Operatori non sia superiore all’80% del traffico totale uscente” e che “il traffico (voce e/o SMS) giornaliero e/o mensile complessivo verso un singolo Operatore, non Vodafone, non superiore al 60% del traffico totale uscente”. Clausole simili a quelle di 3 e per alcuni versi persino più restrittive visto che Vodafone impone una quantità minima di traffico giornaliero o mensile verso la propria rete.

Passiamo a Tim che non è da meno.

Anche Tim ha condizioni che ricordano molto quelle di 3, solo che nel caso dell’operatore mobile di Telecom vanno cercate nelle Info Consumatori, dove ci sono le Condizioni generali contrattuali per Clienti prepagati e abbonati. Qui si legge che il cliente è tenuto ad usare la rete e gli apparecchi per “uso personale” e che viene considerato uso personale “a) traffico giornaliero uscente sviluppato per LINEA non superiore a 160 minuti e/o 200 SMS; b) traffico mensile uscente sviluppato per LINEA non superiore a 1250 minuti e/o 2000 SMS; c) traffico giornaliero in uscita verso la rete mobile TIM di Telecom non superiore all’80% del traffico giornaliero uscente complessivo; d) rapporto tra traffico voce e SMS giornaliero uscente complessivo e traffico voce e SMS giornaliero entrante complessivo non superiore a 4”. Le condizioni c e d sono quelle che possono in qualche modo avvicinarsi alla ben nota “clausola 10” di 3 anche se con qualche curiosa differenza. La principale è che Tim non chiede, per ragioni sconosciute, di fare un numero minimo di minuti nella sua rete, ma un numero minimo di minuti fuori dalla sua rete (il 20%). Come 3, chiede che ci sia un rapporto minimo di chiamate ed SMS in entrata rispetto a quelli in uscita: il 25%. Da sottolineare che Tim, come Vodafone, impone alcuni limiti alle chiamate verso 3 Tutto Compreso 60 e , Tutto Compreso 90: 200 minuti, Tutto Compreso Unlimited 500 minuti. Tim non prevede, al contrario di Vodafone e 3, il transito forzato verso un altro piano tariffario se le condizioni non fossero rispettate, ma la rescissione dell’accordo commerciale.

Un’analisi faticosa quella fatta dai colleghi di Macity, a cui va aggiunta anche quella verso Wind: ebbene sì, pur non vendendo il terminale citato anche il gestore arancione ha da tempi i propri limiti contrattuali.

Fatevi bene quindi i conti… e soprattutto siate onesti: il fine di queste clausole è, ahinoi, ben conosciuto. Nonostante il sottoscritto ritenga molte di esse incongruente con le stesse offerte in essere non c’è da dimenticare che il tipo di cliente da “fermare “è ben chiaro. Uomo avvisato…

[via Macity | Abbonamenti iPhone, ecco tutte le clausole da tenere presente]